Il territorio

Il Medioevo di Giba

durante il Medioevo, il piccolo centro di Giba subì le incursioni dei Vandali e la dominazione dei Bizantini e dei Pisani, prima di cadere sotto gli Aragonesi che sbarcarono a Porto Botte nel 1323 guidati dall'infante Alfonso d'Aragona, rimanendo in Sardegna per quattro secoli

Giba, piccolo centro del Sulcis nella Sardegna meridionale, ha una storia molto antica. Dopo aver subito varie dominazioni nonché l’onta delle incursioni dei Vandali che adoperavano tratti di costa a mo’ di base logistica ed erano soliti ridurre in schiavitù agricoltori e pastori, il paese venne finalmente invaso dai Bizantini che portarono stabilità nella regione. Sul finire del primo millennio d.C. giunsero sull’Isola i monaci benedettini che si impegnarono nella costruzione di numerosi monasteri e di abbazie come quella di Santa Marta a Villarios o la chiesa di San Giorgio di Tului, oggi non più esistente. I prelati si dimostrarono abili anche nelle tecniche di coltivazione delle terre, condividendo il loro sapere con i contadini del luogo.

Giba, inserita nella curatoria di Sulcis all’interno del Giudicato di Cagliari, patì le sofferenze delle incursioni piratesche a tal punto che nel 1122 il vescovo fu costretto a fuggire da Sant'Antioco per riparare presso la chiesa di Santa Maria di Palma, prima di trasferirsi a Tratalias dopo la costruzione della chiesa di Santa Maria. Per tutto il tredicesimo secolo la zona fu teatro di aspri scontri fra i pisani e ciò che restava del Giudicato, ma con l’inizio del Trecento si affacciò una nuova potenza, quella degli Aragonesi che nel 1323 sbarcarono con oltre cento navi a Porto Botte guidati dall’infante Alfonso d'Aragona, dilagando senza incontrare resistenza. Giba, che in quell’anno contava trecento abitanti in sessanta famiglie, sarebbe rimasta sotto gli Aragonesi per quattro secoli.

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